27.08.2023

Pascoli boschivi sulle alture del Giura – un’antica tradizione che guarda al futuro

Die Bäume auf den Weiden dienen als Schattenspender und Kratzgelegenheit und machen die Futterration abwechslungsreich. (Foto: Jakob Fritz)

Il paesaggio dell’arco giurassiano è caratterizzato dai cosiddetti pascoli boschivi. Si ritiene che il nome «Giura» derivi dalla lingua celtica. Mentre per designare questa catena montuosa i Celti utilizzavano la parola «jor», i Romani utilizzavano la parola «juris», con la quale indicavano anche un terreno boschivo. Può darsi che questo fosse anche un riferimento alle estese foreste che coprivano le pendici del Giura.

I pascoli del Giura si formarono nel corso del Medioevo, quando nella regione si insediarono monasteri e conventi, e si disboscò per condurre il bestiame a nutrirsi nelle radure. Da allora sono trascorsi molti secoli e non c’è da stupirsi se molte cose sono cambiate. Nel corso dell’industrializzazione, ad esempio, il disboscamento per produrre legname da costruzione e combustibile toccò zone molto vaste. In seguito, quando nuove fonti di energia presero il sopravvento, ma anche sulla scia della crescente urbanizzazione, le foreste ripresero nuovamente piede. E sebbene anche l’agricoltura sia cambiata nel tempo, sulle alture del Giura una cosa è rimasta identica lungo i secoli: il bestiame continua a pascolarvi tranquillo, trasformando l’erba dei prati in alimenti pregiati quali carne e latte – quest’ultimo utilizzato soprattutto per produrre Gruyère e Tête de Moine.

Vitelli Natura Veal prendono il fresco nella zona d’ombra di un pascolo boschivo, dove occhieggia anche qualche raggio di sole. (Foto: Jakob Fritz)

I pascoli boschivi sono un tesoro ecologico poiché presentano una grande varietà strutturale. Popolamenti erbosi di vario tipo, arbusti, alberi e muretti a secco costituiscono un habitat al confine tra foresta e pascolo che, grazie al mosaico di luce e ombra così formato, diventa uno spazio di vita accogliente per moltissime specie. La sua qualità biologica e la sua biodiversità dipendono anche dalla percentuale di foresta, dal tipo e dalla quantità di bestiame presente e dalla durata del periodo di pascolo. Nel Giura è tradizione far pascolare assieme bovini e cavalli – l’importante razza delle Franches-Montagnes è originaria proprio di questa regione. A tutto vantaggio della biodiversità, poiché i cavalli brucano l’erba che al bestiame non va e, in questo modo, impediscono la diffusione di piante indesiderate. In queste zone gli animali al pascolo modificano anche la presenza degli alberi ad alto fusto: il faggio, ad esempio, che ha foglioline delicate, e l’abete bianco (Abies alba), con i suoi aghi relativamente morbidi, piacciono moltissimo, mentre l’abete rosso (Picea abies), che ha aghi più pungenti, sopravvive meglio e modella così il paesaggio con le sue forme caratteristiche.

Uno scorcio di tipico paesaggio giurassiano: mucche, vitelli e cavalli al pascolo insieme, su vasti prati intervallati da rocce e abeti rossi. Questi luoghi sono ideali per gestire parallelamente l’allevamento di animali e la produzione di legname. (Foto: Julien Berberat )

In origine, il bestiame vagava liberamente nei pascoli, semplicemente sorvegliato da un pastore. Oggi i prati sono recintati, per proteggere gli animali dalla circolazione stradale. La maggior parte dei pascoli boschivi giurassiani appartiene ai comuni o ai patriziati, che li gestiscono attraverso contratti di affitto o regolamenti specifici sui diritti di utilizzazione. Inoltre, bisogna tenere conto dei villeggianti che accorrono in questa regione in cerca di svago e di escursioni. Ma grazie al rispetto e alla considerazione reciproca, sulle alture del Giura l’agricoltura e il turismo riescono a coesistere senza problemi. Per informazioni su percorsi escursionistici attraverso i pascoli boschivi rimandiamo, ad esempio, al sito web del parco naturale che prende il nome dal fiume Doubs.

Ma questo paesaggio ha un futuro? Certo! Lo sfruttamento simultaneo del territorio per produrre legname e allevare bestiame è ottimo tanto per la biodiversità quanto per l’economia della regione, e non solo per il settore primario, ma anche per il turismo, favorito proprio dall’attrattiva di uno scenario così particolare. Gli alberi garantiscono foraggio anche nei periodi di siccità, non solo perché gli animali possono nutrirsi delle loro foglie, ma anche perché sotto la loro ombra preservano zone di umidità, permettendo all’erba di continuare a crescere.  

Fonti: WikipediaParc du Doubs, www.espazium.ch


Excursus: perché le Franches-Montagnes si chiamano così?

Nel 1384 il principe vescovo di Basilea, che regnava su quella regione ancora poco popolata, emise una carta di franchigia che garantiva ai nuovi arrivati e ai loro discendenti libertà particolari, poiché li esentava dagli interessi e dalle decime sulle terre dissodate. La regione prese così il nome di «Franches-Montagnes», che significa montagne franche, ossia libere. L’invasione delle truppe francesi nel 1792 segnò la fine di questo regime particolare.

L’altopiano giurassiano delle Franches-Montagnes è la regione da cui ha origine l’omonima e unica razza di cavalli svizzera. Per la popolazione del posto, questa razza riveste una grande importanza economica e socioculturale. (Foto: Jakob Fritz)

Fonte: Dizionario storico della Svizzera